La prima differenza sta nell’acqua
Parti dall’assioma (intuitivo, ma forse da non dare mai per scontato) che non tutte le piante grasse sono uguali.
Per questo nel come e nel quando annaffiarle dovrai saperti regolare con modalità differenti, in funzione della stagione e appunto della specie.
Mesembryanthemum, othonna e sarcocaulon – che sono caudiciformi dal tronco legnoso – vanno in ‘estivazione’, cioè sono caratterizzate dal riposo vegetativo nei mesi più caldi. In questo momento, dunque, devi tenerle all’asciutto, riservando loro le giuste innaffiare solo da quando inizieranno a emettere le foglie.
All’esatto contrario, non puoi mai lasciare completamente all’asciutto le piante grasse originarie delle foreste (epiphyllum, rhipsalis, zygocactus…), abituate a umidità costante e desiderose che il terriccio sia sempre un po’ bagnato. Per loro l’inizio della vegetazione è in primavera, quando dovrai conseguentemente aumentare (ma solo di poco!) la frequenza delle innaffiare.
In linea più generale, è sempre la terra a darti la misura della situazione: se palpandola la senti asciutta, bagnala (!). Ma mai esagerando, perché per tutte queste piante il rischio di marcire è sempre alto. Meglio dare poca acqua ma frequentemente, piuttosto che esagerare in una volta sola. Perciò una delle modalità migliori può pure risultare la nebulizzazione: le goccioline sulla superficie aerea hanno – eccetto che nelle piante più giovani o in quelle ricoperte di sostanza cerosa – un benefico ‘effetto rugiada’. Mettiti alla prova!
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