Una pratica che arreca molti mali all’albero
Sì, sono tanti i mali che la capitozzatura arreca all’albero. Può decretarne un rapido decadimento facilitando l’accesso in profondità a funghi che cariano il legno e degradano la struttura della pianta, la quale in poco tempo si riempie di cavità e deperisce. D’altronde, l’asportazione di rami e chioma determina – specularmente – la morte di molte radici, che non tengono più ben ancorato l’albero al terreno e smettono di trasportare sali minerali e acqua necessari. Anche branche e fusto – ora esposti con più violenza ai raggi solari – soffrono la nuova situazione. Non più protette dalle foglie, queste parti si riempiono di scottature; e il passo è poi breve per cancrene, distaccamento della corteccia e morte della branca stessa.
La situazione risulta tutt’altro che buona, dunque, per un albero capitozzato. Anzi, non lo è – a dir il vero – pure per chi gli vive attorno. I rami prodotti dalle gemme latenti, infatti, come detto sono lunghi e deboli: non si trovano ben inseriti nel ramo principale, ma aderiscono ad esso superficialmente. Perciò con facilità si spezzano, rappresentando una minaccia per i passanti. Un pericolo che si somma alla desolazione di viali e giardini privati per sempre dell’armonia delle forme originali. È uno scempio e uno spreco, sia ecologico che economico (i costi legati alla capitozzatura sono senz’altro maggiori di quelli per una corretta potatura). Dentro un paesaggio macabro e innaturale.
Per maggiori info, contattare l’ufficio tecnico e in particolare il nostro arboricoltore Leone Davide Mancini, PhD.
0 commenti