Non trascurare mai la prassi che ti presentiamo
Ami il tuo prato? Allora stai bene attenta/o, perché oggi ti diamo un comandamento: NON TRASCURARE MAI L’ARIEGGIATURA.
Se vogliamo essere corretti con l’uso delle parole, dobbiamo però ammettere che il termine arieggiatura definisce solo in modo generale un processo all’interno del quale – in realtà – vanno inscritte diverse operazioni.
Si comincia quindi dallo sfeltrimento (rimozione del feltro, sia superficiale che più profondo e spugnoso) per arrivare alla scarificazione del suolo, cioè alla leggera incisione superficiale del terreno. Questi sono alcuni passaggi importanti, infatti, dell’arieggiatura.
Ora – premessa l’esistenza di tali differenti step, che senz’altro dovranno poi susseguirsi – possiamo dunque introdurre in modo più generico il processo nel suo insieme. E possiamo sottolinearne, prima di tutto il resto, il valore complessivo e gli obiettivi virtuosi, quanto mai utili alla salute di ogni tappeto erboso.
LE VIRTÙ DELL’ARIEGGIATURA. Perché dobbiamo applicarla?
Passano i mesi e detriti, foglie, residui si depositano sul suolo. Si crea così il cosiddetto feltro. Uno strato che – facendo barriera – sembra fatto a posta per creare problemi al tuo bel prato.
Quali difficoltà può creare nello specifico il feltro al tuo tappeto d’erba? Beh, per esempio può ‘regalarti’ questa brutta lista di complicazioni che ti scriviamo qui di seguito:
- aumento di malattie fungine;
- aumento del ristagno di umidità;
- complicanze nelle risemine;
- crescita anomala dell’erba;
- diminuzione del passaggio dell’acqua;
- inibizione degli effetti benefici delle concimazioni;
- limitazione del passaggio della luce solare;
- restrizione dell’ancoraggio delle radici;
- riduzione dello scambio di ossigeno.
Non ci vuole un genio, a questo punto, per capire che il prato col feltro addosso non vive bene. Anzi, diventa molto probabile che il manto erboso non sopravviva affatto in queste condizioni.
Debolezza, malattia, disfacimento… È proprio questo che vuoi per il tuo manto erboso? Noi non pensiamo proprio (!). Perciò siamo qui per aiutarti, con dovuto anticipo rispetto alla primavera e con tutti i mezzi a nostra disposizione.
IL MOMENTO GIUSTO. Quando prendere appuntamento per l’arieggiattura?
Per l’esattezza, gli interventi collegati all’arieggiatura non basta farli una volta sola l’anno. Ci vorranno viceversa due appuntamenti con i nostri tecnici e col tuo prato, in due momenti diversi dell’anno, affinché le cose vadano per il verso giusto. Di stagione in stagione, prima di ogni ripresa vegetativa.
In linea di massima quindi ti suggeriamo di ripetere le operazioni collegate all’arieggiatura a inizio marzo e di nuovo a settembre.
Perché proponiamo questo tipo d’interventi propio in quei passaggi stagionali? Perché l’idea da tenere a mente è che subito dopo l’arieggiatura ci devono essere le condizioni per una rapida ricrescita: non deve fare freddo e non deve fare troppo caldo. Concetto semplice, se vuoi (cambiamenti climatici permettendo…).
UN LAVORO FATTO A PENNELLO. Come si arieggia il prato per bene?
Prima di arieggiare è bene eseguire un taglio basso: intorno ai 3 cm. Si passa quindi all’azione con particolari attrezzi, studiati e nati appositamente per questo tipo di operazioni:
gli arieggiatori elettrici o a scoppio, che si dividono in due categorie: |
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gli arieggiatori manuali |
adatti a prati non troppo estesi |
gli arieggiatori a traino, che vengono rimorchiati da trattorini tagliaerba e che possono a loro volta essere: |
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Con questi mezzi è comunque bene muoversi nell’area erbosa con due passaggi incrociati, a 90°, per avere certezza di rimuovere in profondità tutto il feltro.
N.B. Alcuni arieggiatori sono costruiti per fare la raccolta del feltro rimosso, grazie a un cestello asportabile. Dopo l’uso degli strumenti che non dispongono di questo sistema (alcuni manuali e in genere tutti quelli a traino) è invece indispensabile rastrellare molto bene, perché sarà di sicuro restato del materiale vegetativo di risulta. Va tolto subito.
* La scarificazione – cioè l’incisione della superficie del suolo con l’arieggiatore a lame – genera tra l’altro le condizioni ideali per una successiva trasemina.
ULTIMI STEP. Cosa facciamo dopo l’arieggiatura?
Quando – magari con l’aiuto dei nostri tecnici greenkeeper – avrai terminato le operazioni di arieggiatura descritte nelle righe precedenti, dovrai dedicarti all’ammendatura del terreno.
Definizione. Si chiamano ammendanti le sostanze naturali che, miscelate nel terreno, ne potenziano le caratteristiche fisiche e chimiche. Queste sostanze aumentano la quantità d’acqua trattenuta dal suolo, stimolandone anche l’attività batterica e la fertilità.
Una corretta ammendatura del terreno è perciò necessaria a restituire sostanza organica alla terra, in modo tale che vi sia al suo interno una presenza più forte di microrganismi decompositori, in grado di erodere le sostanze vegetali morte e quindi di degradare il feltro in modo molto efficiente. Per ottenere questo effetto si usano prodotti liquidi a base di acidi umici (ce ne sono anche di non costosi, benché professionali… Chiedi al centro di giardinaggio!).
Dopo aver ammendato il terreno e il manto erboso, sarà quindi il momento di dargli concimazione e nuovi semi di trasemina.
ATTENZIONE! Ricorda che se il feltro non è stato ben rimosso sia la concimazione che la trasemina possono vedere la loro efficacia ridotta anche del 50% (!). Vedi, dunque, quanto è importante mettere bene a segno i vari passaggi preliminari dell’arieggiatura?!
NOTE INDISPENSABILI. Per un buon effetto finale…
Ricorda infine quanto segue.
- Il taglio basso e l’arieggiatura sono, in se stessi, uno stress. Uno stress che il prato supera grazie alla successiva concimazione, la quale di sicuro viene ad avere un ruolo decisivo nella riqualificazione finale del tappeto erboso.
- All’interno del fertilizzante scelto dopo l’arieggiatura l’azoto deve essere presente in percentuale piuttosto elevata (+25%). Occorre, inoltre, un buon bilanciamento tra pronto effetto e lenta cessione.
- Per quanto riguarda la risemina, quest’ultima va fatta nel caso di un prato diradato, preferibilmente con miscugli di loietti (ma non è detto che sia sempre questa la scelta da fare: meglio farsi consigliare in loco dal nostro tecnico!).
DUNQUE L’ARIEGGIATRA… Perché no?! Perché sì!
Mah… Dunque… Perché, nonostante la pratica dell’arieggiatura sia così importante, tanti la tralasciano? Diciamo che questo qui pro quo è frutto di poca conoscenza. Motivo in più per cui in questo articolo noi abbiamo voluto tornare sull’argomento e insistere nel raccomandarti invece questa prassi. Anzi te la ‘comandiamo’, se ci passi il verbo 😉
Siamo certi, d’altronde, che dopo aver applicato questo precetto (almeno due volte l’anno, come si diceva, prima della ripresa vegetativa) ci ringrazierai. Troverai molto probabilmente risolti, infatti, diversi problemi del manto erboso. E lo vedrai finalmente in perfetta salute, vitale e bellissimo.