Passare dalla città grigia alla città verde
Francesco Ferrini, divulgatore scientifico ed esperto di arboricoltura urbana, riflette sul ruolo che l’essere umano ha dato alla natura nel corso del tempo. Ne trae una triste conclusione: gli alberi, purtroppo, sono tendenzialmente trattati come fossero degli addobbi decorativi.
Sono anche questa scarsa considerazione delle specie arboree e l’esaltazione del cemento urbano i responsabili della crisi climatica attuale, che oggi – in teoria – conosciamo tutti bene. Sarebbe proprio il caso di dire – come fa Ferrini in un interessante articolo di Economia&Finanza Verde, intitolato “Dobbiamo fare spazio alla natura nella città” – che “il momento migliore per piantare alberi era venti anni fa, il secondo momento migliore è adesso“.
I buoni propositi in questo senso oscillano, infatti, da oltre un secolo: già in epoca vittoriana, nel 1898, il riformatore sociale Ebenezer Howard con il suo manifesto “Garden Cities of Tomorrow” voleva creare un ambiente che sintetizzasse le migliori qualità delle aree rurali e di quelle urbane, inorridito dall’inquinamento e dalla sporcizia delle città. L’urbanistica ha quindi già incontrato idee verdi, ma è pur sempre rimasta ancorata ai modelli ‘di cemento’ degli anni ’60 e ’70. Non ha risemantizzato il concetto di natura: vedendola non più come costo aggiuntivo, ma come vantaggio. La città non ha veramente capito che – per vivere – ha bisogno di green. Il verde è, letteralmente, il suo ossigeno.
In più, spiega ancora Ferrini nell’articolo, ora i rischi sono aumentati e – come stimano le Nazioni Unite – entro il 2025 circa il 60% dei bambini vivrà in città, rimanendo sempre più a contatto con la frenesia e lo stress della vita urbana. Il 90% della popolazione respira aria non pulita: l’OMS ha calcolato che circa 7milioni di persone muoiono ogni anno per questo motivo. Gli alberi – a patto che l’inquinamento venga sensibilmente ridotto – ci aiuterebbero a filtrare queste particelle nocive, sanificando l’aria e regolando la alte temperature della ‘cappa urbana’. Non solo: aiuterebbero a limitare le inondazioni, che il cemento (ci costa, secondo l’ISPRA, circa 80.000 euro l’anno per ogni ettari coperto) – essendo impermeabile – favorisce.
Si tratta di benefici che è bene rendere noti, con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini. Come fa, ad esempio, LIFE Urbangreen, bel progetto che monitora attraverso la sua piattaforma tecnologica i servizi green nelle aree urbane, evidenziando giornalmente e ogni anno i vantaggi che le specie arboree danno ai cittadini.
Sforzi divulgativi importanti: è fondamentale partire da una costante informazione, per poter agire con altrettanta costanza al più presto.